Critica... mente
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
"Concretamente astratto"
(17 - 30 settembre 2021)
Due domande speculari che giocano con la contraddizione configurandosi come punto di partenza e riflessione: può l’astratto esser concreto? / può il concreto esser astratto? Dare risposte definitive è impossibile ma fermarsi ad osservare e confrontare attentamente le opere di questa rassegna può esser d’aiuto.
Sabine Runge dipinge con tale passione ed energia che pare quasi di potersi immergere nel suo mondo creativo, di poter scorgere i suoi gesti e di leggere le sue emozioni: le opere che presenta sono caratterizzate da un utilizzo dei blu, celesti, azzurri e turchesi che ricreano atmosfere marine, dove alle profonde acque cristalline si frappongono coste ed isole d’oro, con onde scintillanti e luccichii abbacinanti. Concretezza cromatica e astrazione formale. Le opere di Marco Vignati si caratterizzano per un’estrema dinamicità, l’impressione è proprio quella di una realtà costituita da colore, luce, ombra in costante formazione; le soluzioni formali rappresentate sulla tela vengono a raggrupparsi man mano che un singolo stimolo/idea/impressione raggiunge la mente e la mano dell’artista ed è proprio questa imprevedibilità impregnata di fantasia, equilibrio e gusto a rendere inconfondibile lo stile di Vignati. Osservando con attenzione i dipinti di Andrea Gallotti si noteranno un’alternanza di strati cromatici e segni gestuali, spesso dai colori contrastanti ed affiancati da brevi parole o piccoli simboli, questo a rappresentare la volontà dell’artista di lasciare la propria traccia con un gesto ripetuto ma mai identico, ed è proprio l’unicità nella similitudine il focus; l’approccio deve essere attento, si seguano i tratti, si guardi da vicino e in controluce per scoprirne genesi ed intima essenza. Marco Galeotti parte dai concetti di forza, incisività e minimalismo dando vita ad opere dove il supporto principale è il legno – elemento profondamente amato dall’artista – sia esso come base su cui poi dipingere che come essenza fisica per le sculture e installazioni: i toni scuri tra cui il prediletto nero fungono da proscenio per lampi di bianco o rosso spruzzato, a volte letteralmente si squarciano mentre l’oro funge da ingrediente nobilitante in grado di far risplendere l’inaspettato. Energia, fantasia e concretezza, questo suggeriscono le opere di Gertraud Gattringer: dipinti caratterizzati da pulizia delle forme e limpidezza dei colori, in cui è evidente la vena sperimentale della pittrice soprattutto nell’utilizzo di materiali come carta e fibre naturali. Sembra davvero che tutto sia in costante movimento, il filo e la rete sembrano essere mossi da un’impercettibile brezza, i segni grafici e gli elementi a collage paiono quasi danzare come per magia sulle tele. L’elemento cromatico e l’interazione di esso con la materia è il binomio inscindibile che guida la creazione artistica di Martina Böminghaus: la pittrice infatti abbina il colore, steso sulla tela per strati sovrapposti e caratterizzati da una spiccata orizzontalità, con l’aggiunta calibrata di essenze come sabbia, cenere o pigmento puro in polvere andando a creare dipinti ricchi di suggestioni in grado di evocare atmosfere, ricordi ed emozioni. Colore protagonista assoluto anche nelle opere di Petra Steinkamp, in questo caso però la varietà formale e l’irrefrenabile spinta della fantasia trasformano i dipinti in autentici sogni festosi: le tinte sgargianti ma mai troppo accese a volte si fondono in un intrigante pouring e a volte si scindono nettamente costituendo entità formali o sagome, il dinamismo è estremo, l’accostamento calibrato ed accurato e irrefrenabilmente gioioso l’impatto. In Nadia Vesco la linea - sia essa retta, curva o circolare – è elemento essenziale e convive perfettamente con cromie vivide, forti, decise: l’artista mantiene ancora elementi figurativi e li trasfigura verso un’astrazione solida e concreta, dove stasi e dinamismo si controbilanciano e confrontano fornendo all’osservatore il diretto riflesso di ciò che Nadia Vesco voleva trasmettere. Ci si trova dinnanzi ad opere “parlanti” che comunicano direttamente con l’osservatore raccontandosi con estrema sincerità.
Come s’è potuto notare, in tutte le interpretazioni dell’astrattismo presentate in questa rassegna c’è qualcosa di estremamente concreto, tangibile. Dunque si può affermare che l’astratto può esser concreto? La risposta esiste e non esiste, non è netta né tantomeno inequivocabile, sta alla sensibilità del singolo trovarla ed eventualmente darla.
(17 - 30 settembre 2021)
Due domande speculari che giocano con la contraddizione configurandosi come punto di partenza e riflessione: può l’astratto esser concreto? / può il concreto esser astratto? Dare risposte definitive è impossibile ma fermarsi ad osservare e confrontare attentamente le opere di questa rassegna può esser d’aiuto.
Sabine Runge dipinge con tale passione ed energia che pare quasi di potersi immergere nel suo mondo creativo, di poter scorgere i suoi gesti e di leggere le sue emozioni: le opere che presenta sono caratterizzate da un utilizzo dei blu, celesti, azzurri e turchesi che ricreano atmosfere marine, dove alle profonde acque cristalline si frappongono coste ed isole d’oro, con onde scintillanti e luccichii abbacinanti. Concretezza cromatica e astrazione formale. Le opere di Marco Vignati si caratterizzano per un’estrema dinamicità, l’impressione è proprio quella di una realtà costituita da colore, luce, ombra in costante formazione; le soluzioni formali rappresentate sulla tela vengono a raggrupparsi man mano che un singolo stimolo/idea/impressione raggiunge la mente e la mano dell’artista ed è proprio questa imprevedibilità impregnata di fantasia, equilibrio e gusto a rendere inconfondibile lo stile di Vignati. Osservando con attenzione i dipinti di Andrea Gallotti si noteranno un’alternanza di strati cromatici e segni gestuali, spesso dai colori contrastanti ed affiancati da brevi parole o piccoli simboli, questo a rappresentare la volontà dell’artista di lasciare la propria traccia con un gesto ripetuto ma mai identico, ed è proprio l’unicità nella similitudine il focus; l’approccio deve essere attento, si seguano i tratti, si guardi da vicino e in controluce per scoprirne genesi ed intima essenza. Marco Galeotti parte dai concetti di forza, incisività e minimalismo dando vita ad opere dove il supporto principale è il legno – elemento profondamente amato dall’artista – sia esso come base su cui poi dipingere che come essenza fisica per le sculture e installazioni: i toni scuri tra cui il prediletto nero fungono da proscenio per lampi di bianco o rosso spruzzato, a volte letteralmente si squarciano mentre l’oro funge da ingrediente nobilitante in grado di far risplendere l’inaspettato. Energia, fantasia e concretezza, questo suggeriscono le opere di Gertraud Gattringer: dipinti caratterizzati da pulizia delle forme e limpidezza dei colori, in cui è evidente la vena sperimentale della pittrice soprattutto nell’utilizzo di materiali come carta e fibre naturali. Sembra davvero che tutto sia in costante movimento, il filo e la rete sembrano essere mossi da un’impercettibile brezza, i segni grafici e gli elementi a collage paiono quasi danzare come per magia sulle tele. L’elemento cromatico e l’interazione di esso con la materia è il binomio inscindibile che guida la creazione artistica di Martina Böminghaus: la pittrice infatti abbina il colore, steso sulla tela per strati sovrapposti e caratterizzati da una spiccata orizzontalità, con l’aggiunta calibrata di essenze come sabbia, cenere o pigmento puro in polvere andando a creare dipinti ricchi di suggestioni in grado di evocare atmosfere, ricordi ed emozioni. Colore protagonista assoluto anche nelle opere di Petra Steinkamp, in questo caso però la varietà formale e l’irrefrenabile spinta della fantasia trasformano i dipinti in autentici sogni festosi: le tinte sgargianti ma mai troppo accese a volte si fondono in un intrigante pouring e a volte si scindono nettamente costituendo entità formali o sagome, il dinamismo è estremo, l’accostamento calibrato ed accurato e irrefrenabilmente gioioso l’impatto. In Nadia Vesco la linea - sia essa retta, curva o circolare – è elemento essenziale e convive perfettamente con cromie vivide, forti, decise: l’artista mantiene ancora elementi figurativi e li trasfigura verso un’astrazione solida e concreta, dove stasi e dinamismo si controbilanciano e confrontano fornendo all’osservatore il diretto riflesso di ciò che Nadia Vesco voleva trasmettere. Ci si trova dinnanzi ad opere “parlanti” che comunicano direttamente con l’osservatore raccontandosi con estrema sincerità.
Come s’è potuto notare, in tutte le interpretazioni dell’astrattismo presentate in questa rassegna c’è qualcosa di estremamente concreto, tangibile. Dunque si può affermare che l’astratto può esser concreto? La risposta esiste e non esiste, non è netta né tantomeno inequivocabile, sta alla sensibilità del singolo trovarla ed eventualmente darla.
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