Critica... mente
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
"Sintesi astratte"
(19 maggio - 1° giugno 2022)
Trovare l'essenziale dopo lunghe ricerche, arrivare al nocciolo della questione seguendo un percorso, così – forse – si potrebbe definire il concetto di “sintesi”. Se ad esso si affianca la macro categoria dell'arte non figurativa (Astrattismo e Informale) si può ben comprendere che si varcheranno le soglie di un universo parallelo e sterminato. Come si può dunque affrontare il tema delle cosiddette “Sintesi astratte”? Andiamolo a scoprire.
Il linguaggio espressivo di Paolo Schiavon è nitido ed incisivo, le cromie sono vivide e vibranti, le soluzioni formali sinuose ed avvolgenti; l'artista predilige tinte forti e contrastanti, purezza su purezza, e l'impressione generale è quella di un animato dialogo introspettivo che si riverbera sulla tela con energia e sincerità. Dal retto all'irregolare, ogni sagoma o tratto obbedisce ad un disegno ben preciso, ossia la libertà espressiva, limpida, genuina, priva di limitazioni. Anche lo stile di Alessandro Priolo si basa sulla genuinità del tratto, le sue opere - che si rifanno al concetto di “paesaggio dell'anima” - nascono dalla viva espressione del vissuto emozionale: partendo da vigorose pennellate in orizzontale, nelle quali la componente materica è ben evidente, a un tratto ecco comparire i tratti trasversali, forti, incisi, quasi a graffiare la superficie dipinta. Il segno inequivocabile di un'insopprimibile energia di rottura. Ritmo ed evoluzione, queste le parole chiave per approcciarsi alle opere di Stefano Bottazzo: avvicinandosi ad esse si percepisce quasi un crescendo dinamico in cui la materia del colore prende vita e si combina formando nuove realtà. Tutto gira attorno all'antico concetto greco di òikos, la cellula primigenia della propria identità (la casa dove risiede la famiglia), un qualcosa che va appunto pian piano formandosi e stabilizzandosi all'insegna dell'unicità. Un tripudio di colori per onorare la natura, la Grande Madre che ci ospita ma che – colpevolmente – maltrattiamo, così semplicisticamente si possono a prima vista definire le opere di MARZU; in realtà dietro c'è una continua e costante ricerca all'insegna dell'equilibrio, operazione molto complessa vista la compresenza di un numero impressionante di tinte e segni. Linee, graffi, esplosioni, carezze, distanze, scontri, elementi presenti e sintetizzabili in una parola: contaminazione. Esempi perfetti di sintesi emozionali rese in linguaggio pittorico sono le opere di Claudia Simon: con forme regolari vicine e dialoganti dagli andamenti dinamici orizzontali o verticali riesce ad esprimere l'amore per un territorio o la meraviglia della novità, la scoperta di un'identità o l'approfondimento di dinamiche spirituali. Le componenti materiche e sperimentali sono utilizzate con misura ed eleganza dando l'impressione di una fantasia quasi illimitata supportata da un notevole talento. Sorprendono per particolarità le opere di Luciana Capperucci, suggeriscono quasi un gusto ancestrale e possono ricordare forme espressive di civiltà lontane nel tempo e nello spazio: l'artista utilizza con eleganza e garbo il graffito, tecnica che solo pochi riescono a padroneggiare. Andando ad incidere una superficie multicolore che riveste lo sfavillio dell'oro, Luciana Capperucci delinea profili che richiamano forme semplici e al tempo stesso complesse, dall'alto potere evocativo. La parola chiave “sintesi” si accosta perfettamente a Giovanni Greco: pochi elementi pregni di simbologie che si combinano nel tempo e nello spazio all'insegna di un dialogo silente e a tratti misterioso. Il linguaggio dell'artista è estremamente sottile e necessita un'accurata osservazione prima di poterne tentare la decifrazione; codici semantici, formali, cromatici e l'inserimento a collage di elementi apparentemente alieni all'insegna di un'espressività alla costante ricerca di memoria e verità.
Si è provato qui a fare – letteralmente – una “sintesi nella sintesi”, operazione laboriosa e dall'esito non sempre soddisfacente. A maggior ragione quando i linguaggi espressivi sono così differenti e accomunati solamente (si fa per dire) da una rappresentazione soggettuale non figurativa. Ora sta a voi, osservatori attenti, elaborare la vostre personali sintesi all'interno di questo caleidoscopico microcosmo di Bellezza.
(19 maggio - 1° giugno 2022)
Trovare l'essenziale dopo lunghe ricerche, arrivare al nocciolo della questione seguendo un percorso, così – forse – si potrebbe definire il concetto di “sintesi”. Se ad esso si affianca la macro categoria dell'arte non figurativa (Astrattismo e Informale) si può ben comprendere che si varcheranno le soglie di un universo parallelo e sterminato. Come si può dunque affrontare il tema delle cosiddette “Sintesi astratte”? Andiamolo a scoprire.
Il linguaggio espressivo di Paolo Schiavon è nitido ed incisivo, le cromie sono vivide e vibranti, le soluzioni formali sinuose ed avvolgenti; l'artista predilige tinte forti e contrastanti, purezza su purezza, e l'impressione generale è quella di un animato dialogo introspettivo che si riverbera sulla tela con energia e sincerità. Dal retto all'irregolare, ogni sagoma o tratto obbedisce ad un disegno ben preciso, ossia la libertà espressiva, limpida, genuina, priva di limitazioni. Anche lo stile di Alessandro Priolo si basa sulla genuinità del tratto, le sue opere - che si rifanno al concetto di “paesaggio dell'anima” - nascono dalla viva espressione del vissuto emozionale: partendo da vigorose pennellate in orizzontale, nelle quali la componente materica è ben evidente, a un tratto ecco comparire i tratti trasversali, forti, incisi, quasi a graffiare la superficie dipinta. Il segno inequivocabile di un'insopprimibile energia di rottura. Ritmo ed evoluzione, queste le parole chiave per approcciarsi alle opere di Stefano Bottazzo: avvicinandosi ad esse si percepisce quasi un crescendo dinamico in cui la materia del colore prende vita e si combina formando nuove realtà. Tutto gira attorno all'antico concetto greco di òikos, la cellula primigenia della propria identità (la casa dove risiede la famiglia), un qualcosa che va appunto pian piano formandosi e stabilizzandosi all'insegna dell'unicità. Un tripudio di colori per onorare la natura, la Grande Madre che ci ospita ma che – colpevolmente – maltrattiamo, così semplicisticamente si possono a prima vista definire le opere di MARZU; in realtà dietro c'è una continua e costante ricerca all'insegna dell'equilibrio, operazione molto complessa vista la compresenza di un numero impressionante di tinte e segni. Linee, graffi, esplosioni, carezze, distanze, scontri, elementi presenti e sintetizzabili in una parola: contaminazione. Esempi perfetti di sintesi emozionali rese in linguaggio pittorico sono le opere di Claudia Simon: con forme regolari vicine e dialoganti dagli andamenti dinamici orizzontali o verticali riesce ad esprimere l'amore per un territorio o la meraviglia della novità, la scoperta di un'identità o l'approfondimento di dinamiche spirituali. Le componenti materiche e sperimentali sono utilizzate con misura ed eleganza dando l'impressione di una fantasia quasi illimitata supportata da un notevole talento. Sorprendono per particolarità le opere di Luciana Capperucci, suggeriscono quasi un gusto ancestrale e possono ricordare forme espressive di civiltà lontane nel tempo e nello spazio: l'artista utilizza con eleganza e garbo il graffito, tecnica che solo pochi riescono a padroneggiare. Andando ad incidere una superficie multicolore che riveste lo sfavillio dell'oro, Luciana Capperucci delinea profili che richiamano forme semplici e al tempo stesso complesse, dall'alto potere evocativo. La parola chiave “sintesi” si accosta perfettamente a Giovanni Greco: pochi elementi pregni di simbologie che si combinano nel tempo e nello spazio all'insegna di un dialogo silente e a tratti misterioso. Il linguaggio dell'artista è estremamente sottile e necessita un'accurata osservazione prima di poterne tentare la decifrazione; codici semantici, formali, cromatici e l'inserimento a collage di elementi apparentemente alieni all'insegna di un'espressività alla costante ricerca di memoria e verità.
Si è provato qui a fare – letteralmente – una “sintesi nella sintesi”, operazione laboriosa e dall'esito non sempre soddisfacente. A maggior ragione quando i linguaggi espressivi sono così differenti e accomunati solamente (si fa per dire) da una rappresentazione soggettuale non figurativa. Ora sta a voi, osservatori attenti, elaborare la vostre personali sintesi all'interno di questo caleidoscopico microcosmo di Bellezza.
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