Critica... mente
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
"Scrutando l'infinito"
(8 - 20 febbraio 2020)
Quanto è bello fermarsi in riva al mare ad ammirare l'immensità di ciò che abbiamo innanzi, focalizzarsi su di un punto lontanissimo ed immaginare come potrà essere la vista da là. Scrutare l'infinito, un'azione che accomuna artisti, filosofi, scienziati e sognatori e che permette loro di amare ancora di più la realtà in cui vivono.
PetraK è un'artista di incredibile profondità, autrice di opere dove la visione onirica, il profondo pensiero soggettivo e una sensibilità spiccatissima sono le basi su cui far poggiare una tecnica pittorica impeccabile; tra il reale ed il surreale, tra la visione ed il sogno, PetraK dipinge mondi fantastici in cui i rimandi sono molteplici, dall'attualità, alla storia, dalla scienza all'alchimia e la scelta dei colori è a dir poco strabiliante. Anche Ferruccio Musio sceglie di scrutare l'infinito e lo fa con sapienza e una volontà di sperimentare inarrestabile: la scelta dei colori si potrebbe definire sinfonica, la concezione degli spazi ha un'esattezza matematica e la capacità evocativa dei suoi dipinti è grandissima. Nelle opere di Musio sin dal primo sguardo si comprende l'attento studio a monte e la loro bellezza viene soprattutto dal sicuro equilibrio. Magnetiche, imponenti, sontuose, con questi tre aggettivi si possono definire le opere di Ilona Steinmüller, dei trittici nati dalla tecnica del décollage che raccontano quanto l'odierna società dei social, consumi, pubblicità e "immagine" sia costruttiva e distruttiva allo stesso tempo: i piccoli pezzetti da annunci e riviste vengono incollati l'un sull'altro e poi grattati, raschiati, dando vita a una brulicante visione divisionista. Assolutamente vicino al titolo della mostra è Andreas Eiserbeck, un artista che parte proprio dallo sguardo attento per creare le sue "visioni": sembrano quasi delle istantanee prese per fissare un bel ricordo, l'uomo non c'è ma la sua presenza è costantemente suggerita da elementi chiave, i colori sono tenui e delicati, volutamente rilevata ed evidente la nera linea di contorno. Dipinti intrisi d'una nostalgia poetica. Tanto "semplici" quanto "complesse" le opere di Eugenio Cerrato, gli elementi da osservare con attenzione, studiare ed interpretare richiedono una doverosa riflessione: alla base di tutto c'è l'equilibrio, in secondo luogo la scelta formale e cromatica e, da ultimo ma in realtà come primo, il soggetto centrale. Le due diagonali convergono al centro ed è lì che, in una sorta di catino absidale, trova posto la chiave di lettura. I dipinti di Fabio Urzi possiedono un equilibrio formale e coloristico assoluto, trasmettono sensazioni di armonia, serenità e semplicità: chi li osserva con attenzione non potrà non notare anche l'elegante dinamicità delle forme rappresentate, di esse si potrebbe quasi percepire il suono. Sì, proprio di risonanza di può parlare, infatti Urzi - nato musicista - riesce magistralmente a far convergere in un punto pittura e musica. Le sculture di Manlio Di Giusto coniugano forza, espressività, sensibilità ed innovazione: la pietra piasentina perde completamente il suo peso divenendo leggera come una nuvola, le superfici vengono – alternativamente – lucidate o lasciate vive, scabre e lo scultore sceglie volta per volta se seguire linee curve o profili spigolosi. In tutte queste opere c'è vita, dinamismo e pare che esse vogliano raccontar la loro storia.
Sette modi per scrutare l'infinito, ognuno di essi unico ed irripetibile. Riuscire a farli convergere in un unico percorso espositivo è stato tanto impegnativo quanto soddisfacente e il risultato è – magnificamente – sotto gli occhi di tutti. Orbene, venite a visitare questa rassegna e provate anche voi a scrutare l'infinito.
(8 - 20 febbraio 2020)
Quanto è bello fermarsi in riva al mare ad ammirare l'immensità di ciò che abbiamo innanzi, focalizzarsi su di un punto lontanissimo ed immaginare come potrà essere la vista da là. Scrutare l'infinito, un'azione che accomuna artisti, filosofi, scienziati e sognatori e che permette loro di amare ancora di più la realtà in cui vivono.
PetraK è un'artista di incredibile profondità, autrice di opere dove la visione onirica, il profondo pensiero soggettivo e una sensibilità spiccatissima sono le basi su cui far poggiare una tecnica pittorica impeccabile; tra il reale ed il surreale, tra la visione ed il sogno, PetraK dipinge mondi fantastici in cui i rimandi sono molteplici, dall'attualità, alla storia, dalla scienza all'alchimia e la scelta dei colori è a dir poco strabiliante. Anche Ferruccio Musio sceglie di scrutare l'infinito e lo fa con sapienza e una volontà di sperimentare inarrestabile: la scelta dei colori si potrebbe definire sinfonica, la concezione degli spazi ha un'esattezza matematica e la capacità evocativa dei suoi dipinti è grandissima. Nelle opere di Musio sin dal primo sguardo si comprende l'attento studio a monte e la loro bellezza viene soprattutto dal sicuro equilibrio. Magnetiche, imponenti, sontuose, con questi tre aggettivi si possono definire le opere di Ilona Steinmüller, dei trittici nati dalla tecnica del décollage che raccontano quanto l'odierna società dei social, consumi, pubblicità e "immagine" sia costruttiva e distruttiva allo stesso tempo: i piccoli pezzetti da annunci e riviste vengono incollati l'un sull'altro e poi grattati, raschiati, dando vita a una brulicante visione divisionista. Assolutamente vicino al titolo della mostra è Andreas Eiserbeck, un artista che parte proprio dallo sguardo attento per creare le sue "visioni": sembrano quasi delle istantanee prese per fissare un bel ricordo, l'uomo non c'è ma la sua presenza è costantemente suggerita da elementi chiave, i colori sono tenui e delicati, volutamente rilevata ed evidente la nera linea di contorno. Dipinti intrisi d'una nostalgia poetica. Tanto "semplici" quanto "complesse" le opere di Eugenio Cerrato, gli elementi da osservare con attenzione, studiare ed interpretare richiedono una doverosa riflessione: alla base di tutto c'è l'equilibrio, in secondo luogo la scelta formale e cromatica e, da ultimo ma in realtà come primo, il soggetto centrale. Le due diagonali convergono al centro ed è lì che, in una sorta di catino absidale, trova posto la chiave di lettura. I dipinti di Fabio Urzi possiedono un equilibrio formale e coloristico assoluto, trasmettono sensazioni di armonia, serenità e semplicità: chi li osserva con attenzione non potrà non notare anche l'elegante dinamicità delle forme rappresentate, di esse si potrebbe quasi percepire il suono. Sì, proprio di risonanza di può parlare, infatti Urzi - nato musicista - riesce magistralmente a far convergere in un punto pittura e musica. Le sculture di Manlio Di Giusto coniugano forza, espressività, sensibilità ed innovazione: la pietra piasentina perde completamente il suo peso divenendo leggera come una nuvola, le superfici vengono – alternativamente – lucidate o lasciate vive, scabre e lo scultore sceglie volta per volta se seguire linee curve o profili spigolosi. In tutte queste opere c'è vita, dinamismo e pare che esse vogliano raccontar la loro storia.
Sette modi per scrutare l'infinito, ognuno di essi unico ed irripetibile. Riuscire a farli convergere in un unico percorso espositivo è stato tanto impegnativo quanto soddisfacente e il risultato è – magnificamente – sotto gli occhi di tutti. Orbene, venite a visitare questa rassegna e provate anche voi a scrutare l'infinito.
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