Critica... mente
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
"In principio fu l'Arte"
(9 - 23 gennaio 2024)
Come sempre all'inizio di un nuovo anno si fanno dei propositi, si va da quelli più impersonali e banali fino ai più intensi e sentiti. Per ARTtime il miglior augurio sarà sempre di iniziare con la bellezza dell'Arte. Questo ricorda a tutti sia l'essenza che le possenti fondamenta su cui poggia la Galleria e il titolo di questa rassegna - “In principio fu l'Arte” - porta impresso questo duplice intendimento.
Le opere di Elena Garuti attirano istintivamente lo sguardo di chi osserva per merito di una tecnica decisamente particolare, le figure infatti sembrano magicamente materializzarsi per agglomerazione di strisce colorate dalle differenti sfumature, un espediente pittorico che l'artista ha inventato e implementato in questi anni; l'impressione è quella di un inarrestabile dinamismo di esseri umani spesso in coppia e impegnati nella danza. Artista sperimentatrice e politecnica, abile anche con la fluid art e la terracotta, spesso fa convergere su di un'unica tela le sue tante anime creative. Affine per impostazione, anche Franca Bongiorni dipinge opere in cui il movimento dei soggetti è essenziale: l'artista sceglie due tematiche a lei care come i cambiamenti climatici e le migrazioni di popoli e le rielabora in chiave pittorica con delicata eleganza. Le figure umane compaiono di spalle, di profilo o frontali, ma si trovano sempre inserite in atmosfere tra il celeste e il cosmico, dove cieli e stratosfere turchine fungono da magici fondali; sempre presenti alcuni elementi simbolici come la scarpa e la mela, firme artistiche di assoluta unicità. Intense, vibranti, empatiche, questi tre aggettivi connotano alla perfezione le opere di Emma Maria Pia Carosi, artista che sceglie volti e sguardi femminili per veicolare messaggi e trasmettere esperienze: tutto parte dall'elemento cartaceo, sia esso semplice foglio stropicciato oppure ritaglio di giornale, l'accurato collage fa da base per la rappresentazione dei volti per mezzo di inchiostro, matita e acquerello. Carosi racconta vite spezzate, sguardi impossibili ma anche donne forti e risolute, pronte a sfidare una società spesso iniqua. Volti e sguardi femminili sono il soggetto prediletto anche di Maria Romano, artista che si focalizza sull'eleganza di bellezze che oltrepassano il semplice “piacevole sembiante” per diventare quasi simboli, icone: giovani donne dai lineamenti delicati comunicano attraverso lo sguardo la loro emozione, accanto a loro trovano posto elementi simbolici che – per l'appunto – le fanno assurgere al ruolo di musa, in questo caso della toscanità. Ritrattista dal talento cristallino che riesce a trasmettere con naturale intensità l'eleganza e la bellezza. Osservando le opere di Luca Lischetti non si può non rimanere sorpresi e meravigliati: figure antropomorfe piccine piccine, a metà strada tra il burattino e il diavoletto, sono le protagoniste di scene fantastico/surreali in cui i toni scuri e cupi possono trarre in inganno, ritenendo tali ambientazioni tragiche o tristi. In realtà Lischetti rappresenta quello che la sua fantasia e il suo inconscio gli suggeriscono e ne viene fuori un'umanità piccola ed in balia degli eventi; anche quello che può sembrare tragico in realtà è comico, infatti il tutto andrebbe letto sotto la lente dell'ironia e della leggerezza. La pittura di Renata Ghiazza è energia pura, volontà di fissare su tela un mix di emozioni e ricordi: tutta l'incontenibile forza delle onde del mare – soggetto amatissimo dall'artista – sembra creare un tutt'uno coi limpidi cieli tersi e fa quasi scomparire i piccoli esseri viventi presenti sulla scena, declinando in chiave contemporanea il concetto di sublime in Arte. I colori sono stesi sulle tele con vigore, si può quasi scorgere la volontà di restituire la dimensione fisica e tattile alla materia cromatica con un'attenzione particolare alla brillantezza, cifra inconfondibile dell'artista. Per Monica Geyr von Schweppenburg la pura essenzialità di forme e colori sta alla base della sua filosofia pittorica: sintesi, tutto può essere ricondotto a questo processo fondamentale, l'artista infatti parte da strutture architettoniche e ne linea dapprima la forma base – che funge da soggetto – e poi lo sfondo. Un'essenzialità coerente, utilizza pochissimi colori, vi è quasi la totale abolizione della linea curva, dimostrando un'attrazione particolare per i tre primari ed i loro complementari; fedele al celebre motto “less is more” lascia che sia il cromatismo a veicolare l'impatto emozionale.
Alla luce di quanto s'è potuto ammirare non si può certo non essere d'accordo coll'assunto di partenza: si doveva principiare con la bellezza dell'Arte e lo si è fatto! Ma attenzione, il titolo lascia intendere che l'Arte funge anche da principio base su cui poi costruire un futuro di Cultura e Bellezza. Il processo è lungo e complesso ma un piccolo (e solido) mattoncino è stato posato con successo.
(9 - 23 gennaio 2024)
Come sempre all'inizio di un nuovo anno si fanno dei propositi, si va da quelli più impersonali e banali fino ai più intensi e sentiti. Per ARTtime il miglior augurio sarà sempre di iniziare con la bellezza dell'Arte. Questo ricorda a tutti sia l'essenza che le possenti fondamenta su cui poggia la Galleria e il titolo di questa rassegna - “In principio fu l'Arte” - porta impresso questo duplice intendimento.
Le opere di Elena Garuti attirano istintivamente lo sguardo di chi osserva per merito di una tecnica decisamente particolare, le figure infatti sembrano magicamente materializzarsi per agglomerazione di strisce colorate dalle differenti sfumature, un espediente pittorico che l'artista ha inventato e implementato in questi anni; l'impressione è quella di un inarrestabile dinamismo di esseri umani spesso in coppia e impegnati nella danza. Artista sperimentatrice e politecnica, abile anche con la fluid art e la terracotta, spesso fa convergere su di un'unica tela le sue tante anime creative. Affine per impostazione, anche Franca Bongiorni dipinge opere in cui il movimento dei soggetti è essenziale: l'artista sceglie due tematiche a lei care come i cambiamenti climatici e le migrazioni di popoli e le rielabora in chiave pittorica con delicata eleganza. Le figure umane compaiono di spalle, di profilo o frontali, ma si trovano sempre inserite in atmosfere tra il celeste e il cosmico, dove cieli e stratosfere turchine fungono da magici fondali; sempre presenti alcuni elementi simbolici come la scarpa e la mela, firme artistiche di assoluta unicità. Intense, vibranti, empatiche, questi tre aggettivi connotano alla perfezione le opere di Emma Maria Pia Carosi, artista che sceglie volti e sguardi femminili per veicolare messaggi e trasmettere esperienze: tutto parte dall'elemento cartaceo, sia esso semplice foglio stropicciato oppure ritaglio di giornale, l'accurato collage fa da base per la rappresentazione dei volti per mezzo di inchiostro, matita e acquerello. Carosi racconta vite spezzate, sguardi impossibili ma anche donne forti e risolute, pronte a sfidare una società spesso iniqua. Volti e sguardi femminili sono il soggetto prediletto anche di Maria Romano, artista che si focalizza sull'eleganza di bellezze che oltrepassano il semplice “piacevole sembiante” per diventare quasi simboli, icone: giovani donne dai lineamenti delicati comunicano attraverso lo sguardo la loro emozione, accanto a loro trovano posto elementi simbolici che – per l'appunto – le fanno assurgere al ruolo di musa, in questo caso della toscanità. Ritrattista dal talento cristallino che riesce a trasmettere con naturale intensità l'eleganza e la bellezza. Osservando le opere di Luca Lischetti non si può non rimanere sorpresi e meravigliati: figure antropomorfe piccine piccine, a metà strada tra il burattino e il diavoletto, sono le protagoniste di scene fantastico/surreali in cui i toni scuri e cupi possono trarre in inganno, ritenendo tali ambientazioni tragiche o tristi. In realtà Lischetti rappresenta quello che la sua fantasia e il suo inconscio gli suggeriscono e ne viene fuori un'umanità piccola ed in balia degli eventi; anche quello che può sembrare tragico in realtà è comico, infatti il tutto andrebbe letto sotto la lente dell'ironia e della leggerezza. La pittura di Renata Ghiazza è energia pura, volontà di fissare su tela un mix di emozioni e ricordi: tutta l'incontenibile forza delle onde del mare – soggetto amatissimo dall'artista – sembra creare un tutt'uno coi limpidi cieli tersi e fa quasi scomparire i piccoli esseri viventi presenti sulla scena, declinando in chiave contemporanea il concetto di sublime in Arte. I colori sono stesi sulle tele con vigore, si può quasi scorgere la volontà di restituire la dimensione fisica e tattile alla materia cromatica con un'attenzione particolare alla brillantezza, cifra inconfondibile dell'artista. Per Monica Geyr von Schweppenburg la pura essenzialità di forme e colori sta alla base della sua filosofia pittorica: sintesi, tutto può essere ricondotto a questo processo fondamentale, l'artista infatti parte da strutture architettoniche e ne linea dapprima la forma base – che funge da soggetto – e poi lo sfondo. Un'essenzialità coerente, utilizza pochissimi colori, vi è quasi la totale abolizione della linea curva, dimostrando un'attrazione particolare per i tre primari ed i loro complementari; fedele al celebre motto “less is more” lascia che sia il cromatismo a veicolare l'impatto emozionale.
Alla luce di quanto s'è potuto ammirare non si può certo non essere d'accordo coll'assunto di partenza: si doveva principiare con la bellezza dell'Arte e lo si è fatto! Ma attenzione, il titolo lascia intendere che l'Arte funge anche da principio base su cui poi costruire un futuro di Cultura e Bellezza. Il processo è lungo e complesso ma un piccolo (e solido) mattoncino è stato posato con successo.
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