Critica... mente
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
"Rispondenze artistiche"
(21 agosto - 3 settembre 2020)
L'Arte è spesso fatta di confronti, anche aspri, tra correnti, artisti, critici ma altrettanto sovente questi faccia a faccia si sono rivelati un qualcosa di assolutamente utile e costruttivo. Proprio così perchè, sin dai tempi dei filosofi attici, la discussione porta a reciproci arricchimenti che aiutano inesorabilmente il progresso della materia in questione (in questo caso la nostra sublime ed amata Arte).
Le opere pittoriche di JARU hanno una carica evocativa che coniuga l'irrefrenabile potenza espressiva dell'espressionismo con la serena gioia di vivere dell'impressionismo e – addirittura – anche con la vena potente, materica e viscerale dell'immortale Van Gogh; ma tutto ciò sotto il comune denominatore di uno spirito sereno e rilassato che sceglie di utilizzare colori decisi e linee evidenti a marcare volumetrie e spazialità, dando vita ad uno stile assolutamente unico ed inconfondibile. Autentiche visioni di rasserenante bellezza. La pioggia che inzuppa delicatamente una città all'imbrunire, il gioco delle luci che si riflettono sulle superfici bagnate, il tenero incedere di una coppia che si stringe sotto un ombrello, questi i punti focali dei dipinti presentati da Renato Croppo, un autentico cantore della delicatezza sensibile d'un dettaglio conosciuto; l'artista utilizza magistralmente i toni scuri e li bilancia alla perfezione con i luminosi bianchi e gialli in un concerto luministico/spaziale che sembra recitare una dolce poesia all'osservatore. Rendere figurativamente semplice il complesso, solo chi è dotato di grande sensibilità ed espressività ci può riuscire, questo è il caso di Angela Martinelli: le sue “Presenze” manifestano in forma pittorica l'essenza ancestrale dell'umanità, letta attraverso gli occhi della storia, filosofia, religione e psicologia. Provare a rappresentare con successo la trasmissione dell'affetto e i legami di presenza/assenza utilizzando non più di quattro colori, volumi retti e qualche linea incisa è qualcosa di incredibile. Complessi e multi-sfaccettati anche i concetti che Marina Crisafio sceglie di tradurre in pittura: le opere dell'artista racchiudono differenti elementi – generalmente ravvicinati – che si pongono in rapporto con lo scenario in cui si trovano accolti o avvinti, il tutto su più piani rappresentativi, sia nitidi che indefiniti. Inconfondibili le figure antropomorfe - dettagliate oppure schematizzate – che si caratterizzano come fondamentali chiavi interpretative concettuali. La bellezza delicata d'un fiore come metafora della rinascita, questa la scelta artistica di Sandra Senni, una presa di posizione creativa che ha avuto una decisiva accelerazione durante la recente emergenza sanitaria: l'artista utilizza l'acquerello per rappresentare due tra le creature più eteree ed eleganti su questa Terra ossia i fiori e le farfalle. Le rose, le ortensie e gli iris di Sandra Senni hanno la luminosità del sole mattutino, le sue farfalle dipinte sembrano quasi librarsi in volo, verso un futuro roseo che sa di rinascita. Contemporaneizzare il Rinascimento o rinascimentalizzare il presente? Questa surreale domanda retorica accompagna i dipinti di Teresa Miosga, opere dove il soggetto principale è un caposaldo della storia dell’arte (tratto da Michelangelo, Leonardo o Bronzino) il quale però viene inserito in uno scenario assolutamente contemporaneo creando così un effetto straniante molto stimolante che colpisce l’osservatore nel profondo. Pezzi rari intrisi di colori espressionisti e impostazioni metafisiche. Le fotografie di Sabine A. Hartert hanno un sottile fine introspettivo, infatti si configurano come ricerca di sé stessa all’interno di sé stessa; il ciclo fotografico ha un titolo evocativo “Is it me or me?”, sono io o io? Per arrivare alla massima “Nosce te ipsa” la fotografa si ritrae sdoppiata, a coppie, specchiata in un continuo gioco di riflessi che possono essere interpretati come le molteplici piccole sfaccettature della propria personalità, un’autentica auto-analisi dove lo scatto elaborato può aiutare a scavare nel profondo di sé stessa. Anche Lene Enghusen parte dalla fotografia ma sceglie di utilizzarla come base per un processo creativo che include anche la pittura: l’artista infatti parte dallo scatto, il quale viene in parte modificato digitalmente, e successivamente decide di integrarne e rafforzarne le parti che per lei rivestono una maggiore tensione comunicativa con colori a pennello. Fotografia integrata con la pittura o dipinto con l’inserimento di sezioni fotografiche? Risposta non c’è, quello che conta è la potenza espressiva, qui a tratti esplosiva. L’insolito, l’inafferrabile e l’inspiegabile, queste le tre “i” che vuole indagare in pittura Melanie Mertens, per farlo utilizza la figurazione classica con l’aggiunta di elementi alieni e stranianti; l’acqua per l’artista è fondamentale, è infatti il simbolo dello scorrere dell’esistenza e del galleggiamento, elementi meccanici e industriali rappresentano il progresso inesorabile (nel bene e nel male), la figura umana o è vitale o immobile statua, a voler simboleggiare l’attimo o l’eternità. L’umanità effigiata da Martine Metzing-Peyre è delicata e distante, si presenta all’osservatore come una sagoma dai contorni marcati ma dai tratti sfumati, se si staglia in primo piano i lineamenti del volto non ci sono, mentre se si cela dietro ad una finestra si può anche intravederne le fattezze. L’artista lavora per metafore e paradigmi, giocando coi contrasti e andando anche a stravolgere le certezze di chi osserva, solo così il messaggio avrà la forza per poter essere veicolato e compreso.
Rispondenze, punti di contatto, confronti e dialoghi, questo si è voluto far cogliere al visitatore per mezzo del calibrato confronto tra opere d’arte molto diverse per genesi, tecnica e stile. L’obiettivo è ambizioso, chissà se si è centrato… Solo una visita attenta e ragionata potrà togliere ogni ragionevole dubbio.
(21 agosto - 3 settembre 2020)
L'Arte è spesso fatta di confronti, anche aspri, tra correnti, artisti, critici ma altrettanto sovente questi faccia a faccia si sono rivelati un qualcosa di assolutamente utile e costruttivo. Proprio così perchè, sin dai tempi dei filosofi attici, la discussione porta a reciproci arricchimenti che aiutano inesorabilmente il progresso della materia in questione (in questo caso la nostra sublime ed amata Arte).
Le opere pittoriche di JARU hanno una carica evocativa che coniuga l'irrefrenabile potenza espressiva dell'espressionismo con la serena gioia di vivere dell'impressionismo e – addirittura – anche con la vena potente, materica e viscerale dell'immortale Van Gogh; ma tutto ciò sotto il comune denominatore di uno spirito sereno e rilassato che sceglie di utilizzare colori decisi e linee evidenti a marcare volumetrie e spazialità, dando vita ad uno stile assolutamente unico ed inconfondibile. Autentiche visioni di rasserenante bellezza. La pioggia che inzuppa delicatamente una città all'imbrunire, il gioco delle luci che si riflettono sulle superfici bagnate, il tenero incedere di una coppia che si stringe sotto un ombrello, questi i punti focali dei dipinti presentati da Renato Croppo, un autentico cantore della delicatezza sensibile d'un dettaglio conosciuto; l'artista utilizza magistralmente i toni scuri e li bilancia alla perfezione con i luminosi bianchi e gialli in un concerto luministico/spaziale che sembra recitare una dolce poesia all'osservatore. Rendere figurativamente semplice il complesso, solo chi è dotato di grande sensibilità ed espressività ci può riuscire, questo è il caso di Angela Martinelli: le sue “Presenze” manifestano in forma pittorica l'essenza ancestrale dell'umanità, letta attraverso gli occhi della storia, filosofia, religione e psicologia. Provare a rappresentare con successo la trasmissione dell'affetto e i legami di presenza/assenza utilizzando non più di quattro colori, volumi retti e qualche linea incisa è qualcosa di incredibile. Complessi e multi-sfaccettati anche i concetti che Marina Crisafio sceglie di tradurre in pittura: le opere dell'artista racchiudono differenti elementi – generalmente ravvicinati – che si pongono in rapporto con lo scenario in cui si trovano accolti o avvinti, il tutto su più piani rappresentativi, sia nitidi che indefiniti. Inconfondibili le figure antropomorfe - dettagliate oppure schematizzate – che si caratterizzano come fondamentali chiavi interpretative concettuali. La bellezza delicata d'un fiore come metafora della rinascita, questa la scelta artistica di Sandra Senni, una presa di posizione creativa che ha avuto una decisiva accelerazione durante la recente emergenza sanitaria: l'artista utilizza l'acquerello per rappresentare due tra le creature più eteree ed eleganti su questa Terra ossia i fiori e le farfalle. Le rose, le ortensie e gli iris di Sandra Senni hanno la luminosità del sole mattutino, le sue farfalle dipinte sembrano quasi librarsi in volo, verso un futuro roseo che sa di rinascita. Contemporaneizzare il Rinascimento o rinascimentalizzare il presente? Questa surreale domanda retorica accompagna i dipinti di Teresa Miosga, opere dove il soggetto principale è un caposaldo della storia dell’arte (tratto da Michelangelo, Leonardo o Bronzino) il quale però viene inserito in uno scenario assolutamente contemporaneo creando così un effetto straniante molto stimolante che colpisce l’osservatore nel profondo. Pezzi rari intrisi di colori espressionisti e impostazioni metafisiche. Le fotografie di Sabine A. Hartert hanno un sottile fine introspettivo, infatti si configurano come ricerca di sé stessa all’interno di sé stessa; il ciclo fotografico ha un titolo evocativo “Is it me or me?”, sono io o io? Per arrivare alla massima “Nosce te ipsa” la fotografa si ritrae sdoppiata, a coppie, specchiata in un continuo gioco di riflessi che possono essere interpretati come le molteplici piccole sfaccettature della propria personalità, un’autentica auto-analisi dove lo scatto elaborato può aiutare a scavare nel profondo di sé stessa. Anche Lene Enghusen parte dalla fotografia ma sceglie di utilizzarla come base per un processo creativo che include anche la pittura: l’artista infatti parte dallo scatto, il quale viene in parte modificato digitalmente, e successivamente decide di integrarne e rafforzarne le parti che per lei rivestono una maggiore tensione comunicativa con colori a pennello. Fotografia integrata con la pittura o dipinto con l’inserimento di sezioni fotografiche? Risposta non c’è, quello che conta è la potenza espressiva, qui a tratti esplosiva. L’insolito, l’inafferrabile e l’inspiegabile, queste le tre “i” che vuole indagare in pittura Melanie Mertens, per farlo utilizza la figurazione classica con l’aggiunta di elementi alieni e stranianti; l’acqua per l’artista è fondamentale, è infatti il simbolo dello scorrere dell’esistenza e del galleggiamento, elementi meccanici e industriali rappresentano il progresso inesorabile (nel bene e nel male), la figura umana o è vitale o immobile statua, a voler simboleggiare l’attimo o l’eternità. L’umanità effigiata da Martine Metzing-Peyre è delicata e distante, si presenta all’osservatore come una sagoma dai contorni marcati ma dai tratti sfumati, se si staglia in primo piano i lineamenti del volto non ci sono, mentre se si cela dietro ad una finestra si può anche intravederne le fattezze. L’artista lavora per metafore e paradigmi, giocando coi contrasti e andando anche a stravolgere le certezze di chi osserva, solo così il messaggio avrà la forza per poter essere veicolato e compreso.
Rispondenze, punti di contatto, confronti e dialoghi, questo si è voluto far cogliere al visitatore per mezzo del calibrato confronto tra opere d’arte molto diverse per genesi, tecnica e stile. L’obiettivo è ambizioso, chissà se si è centrato… Solo una visita attenta e ragionata potrà togliere ogni ragionevole dubbio.
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