Critica... mente
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
"Orizzonti espressivi"
(18 novembre - 1° dicembre 2022)
Orizzonte, un termine che tratteggia un confine ottico teoricamente sconfinato. Quello visivo, relativo all'incontro tra cielo e terra/mare, è unico ma quelli relativi alle sovrastrutture umane (pensiero, filosofia, economia, arte, spirito) possono essere innumerevoli. Andare a scoprire gli orizzonti espressivi legati a cinque talentuosi/e Artisti/e è l'obiettivo di questa esposizione; saranno viaggi di scoperta che amplieranno prospettive e – per l'appunto – anche i nostri personali orizzonti cognitivi.
Le opere di Marco Renier colpiscono ed attirano per la raffinatezza degli scenari rappresentati, intrisi di metafore e contenuti simbolici che l'artista volutamente preferisce mantenere segreti; statuarie figure – sia maschili che femminili – con pose dinamicamente immobili si ritrovano inserite in ambienti freddi con una soglia ben aperta da cui s'intravedono cieli e mari d'un azzurro sfavillante, accanto a loro elementi sibillini completano i misteriosi rebus che solo l'animo più sensibile potrà (in parte) risolvere. Anch'esse ricche di significati le allegorie di Maria Nicoletta Ballarin, artista che presenta una profonda riflessione sulla vita e su presente, passato e futuro: ogni opera è divisa in due parti, proprio dall'orizzonte, superiormente si scorgono panorami veneziani con colori che rispecchiano la situazione spirituale della scena sottostante, alternativamente neutra, serena, dolorosa e apocalittica. Dal mondo vegetale a quello animale, passando per le miserie del genere umano, concludendo con un'Apocalisse che ricorda il tragico crollo del 1902. Il paesaggio nella sua versione più lirica è il fulcro della pittura di Donatella Bartoli, artista innamorata delle magiche visioni della sua terra: con un particolare ductus pittorico caratterizzato da chiarissime e nette linee di contorno, sembra quasi voler sottolineare quanto ami rappresentare la bellezza di una vista mozzafiato che l'ha conquistata all'istante. Pendii rocciosi, scogli affioranti, la vastità della laguna, soggetti di emozione pura che si tramuta in Bellezza grazie ad una impeccabile scelta delle cromie. Anche Nica Degan si è misurata più volte con la rappresentazione poetica del paesaggio, pure in questo caso si tratta di luoghi del cuore, conosciuti e amati, che l'artista immortala con una pennellata veloce e pastosa; attentissima nella scelta dei colori, si focalizza in particolare sugli effetti luministici e sui contrasti di luce ed ombra. L'impostazione è da impressionista pura, anche nelle celebri scene legate alla musica classica (altro tema a lei caro) in cui la melodia si tramuta in forme e colori in un sinestetico crescendo emozionale. La poetica bellezza dei fiori, ritratti con un'eleganza garbata e uno stile inconfondibile, ecco le nature morte (in realtà vivissime) di Giorgio Suppo, un artista dall'irrefrenabile carica creativa che dipinge instancabilmente: stilisticamente pronto a recepire il vento delle novità, ha sempre avuto un debole per l'elemento floreale immortalandolo nell'arco di tutta la sua lunga carriera. Nelle sue opere si respira gioia di vivere e dinamismo, una propensione innata ed energica a un colorismo brillante e intriso di vivacità.
Cinque orizzonti espressivi totalmente personali in grado di arricchire lo spirito di chi ad essi s'accosta. Con curiosità e sensibilità, col giusto rispetto e la ferma volontà di appropriarsi di qualcosa di ancora sconosciuto e spiritualmente arricchente.
(18 novembre - 1° dicembre 2022)
Orizzonte, un termine che tratteggia un confine ottico teoricamente sconfinato. Quello visivo, relativo all'incontro tra cielo e terra/mare, è unico ma quelli relativi alle sovrastrutture umane (pensiero, filosofia, economia, arte, spirito) possono essere innumerevoli. Andare a scoprire gli orizzonti espressivi legati a cinque talentuosi/e Artisti/e è l'obiettivo di questa esposizione; saranno viaggi di scoperta che amplieranno prospettive e – per l'appunto – anche i nostri personali orizzonti cognitivi.
Le opere di Marco Renier colpiscono ed attirano per la raffinatezza degli scenari rappresentati, intrisi di metafore e contenuti simbolici che l'artista volutamente preferisce mantenere segreti; statuarie figure – sia maschili che femminili – con pose dinamicamente immobili si ritrovano inserite in ambienti freddi con una soglia ben aperta da cui s'intravedono cieli e mari d'un azzurro sfavillante, accanto a loro elementi sibillini completano i misteriosi rebus che solo l'animo più sensibile potrà (in parte) risolvere. Anch'esse ricche di significati le allegorie di Maria Nicoletta Ballarin, artista che presenta una profonda riflessione sulla vita e su presente, passato e futuro: ogni opera è divisa in due parti, proprio dall'orizzonte, superiormente si scorgono panorami veneziani con colori che rispecchiano la situazione spirituale della scena sottostante, alternativamente neutra, serena, dolorosa e apocalittica. Dal mondo vegetale a quello animale, passando per le miserie del genere umano, concludendo con un'Apocalisse che ricorda il tragico crollo del 1902. Il paesaggio nella sua versione più lirica è il fulcro della pittura di Donatella Bartoli, artista innamorata delle magiche visioni della sua terra: con un particolare ductus pittorico caratterizzato da chiarissime e nette linee di contorno, sembra quasi voler sottolineare quanto ami rappresentare la bellezza di una vista mozzafiato che l'ha conquistata all'istante. Pendii rocciosi, scogli affioranti, la vastità della laguna, soggetti di emozione pura che si tramuta in Bellezza grazie ad una impeccabile scelta delle cromie. Anche Nica Degan si è misurata più volte con la rappresentazione poetica del paesaggio, pure in questo caso si tratta di luoghi del cuore, conosciuti e amati, che l'artista immortala con una pennellata veloce e pastosa; attentissima nella scelta dei colori, si focalizza in particolare sugli effetti luministici e sui contrasti di luce ed ombra. L'impostazione è da impressionista pura, anche nelle celebri scene legate alla musica classica (altro tema a lei caro) in cui la melodia si tramuta in forme e colori in un sinestetico crescendo emozionale. La poetica bellezza dei fiori, ritratti con un'eleganza garbata e uno stile inconfondibile, ecco le nature morte (in realtà vivissime) di Giorgio Suppo, un artista dall'irrefrenabile carica creativa che dipinge instancabilmente: stilisticamente pronto a recepire il vento delle novità, ha sempre avuto un debole per l'elemento floreale immortalandolo nell'arco di tutta la sua lunga carriera. Nelle sue opere si respira gioia di vivere e dinamismo, una propensione innata ed energica a un colorismo brillante e intriso di vivacità.
Cinque orizzonti espressivi totalmente personali in grado di arricchire lo spirito di chi ad essi s'accosta. Con curiosità e sensibilità, col giusto rispetto e la ferma volontà di appropriarsi di qualcosa di ancora sconosciuto e spiritualmente arricchente.
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