Critica... mente
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
Rubrica a cura del critico e gallerista Luca Franzil
"Un nuovo percorso dal cinema alla pittura"
mostra personale dell'artista ALESSANDRO RADICE
(4 - 17 ottobre 2024)
Quando due grandi passioni convergono danno sempre vita a qualcosa di davvero speciale. Per Alessandro Radice si tratta di cinema e pittura: la magia e la suggestione del grande schermo hanno catturato l'artista sin dall'infanzia, i grandi colossal degli anni '50 ne hanno plasmato sensibilità e cultura instillandogli un autentico culto nei confronti del cinema made in USA. Con tutto l'entusiasmo che solo i giovanissimi possiedono Alessandro Radice ha “studiato” - appropriandosene – le bellissime e mitiche locandine che campeggiavano all'esterno dei cinema negli anni '50 e '60; è stato un vero colpo di fulmine che ha costituito la base ispirativa delle sue opere future. Contestualmente all'innamoramento cinematografico è arrivato anche quello pittorico: erano gli anni dell'autentica Pop Art, un periodo glorioso dove i vari Hamilton, Warhol, Lichtenstein, Rauschenberg e Rosenquist proponevano a pubblico e collezionisti un nuovo modo di fare e intendere l'arte. Ma non c'era solo il Pop statunitense o britannico, l'Italia con i suoi Baj, Pascali, Schifano, Festa, Tacchi, Rotella, Gnoli, Fomez si difendeva benissimo. Unendo il design grafico delle locandine con la sensibilità formale e cromatica del Pop ecco che prendono vita i dipinti di Alessandro Radice. Ma, attenzione, le opere dell'artista lombardo possiedono qualcosa di unico perché nascono da due componenti essenziali: l'attesa e l'immaginazione. La stessa attesa che il giovane Alessandro nutriva quando veniva a conoscenza che negli Stati Uniti stava per uscire un nuovo film con un cast stellare: la fantasia gli faceva visualizzare i costumi, il set, le inquadrature ma – soprattutto – come sarebbe stata la locandina ufficiale del film. L'immaginazione è la componente essenziale che gli ha suggerito di rappresentare la propria versione del poster ufficiale di ciascun film, un'idea geniale che ha dato vita ai dipinti di Alessandro Radice. Dopo aver studiato attentamente il cast e la trama, ecco che mente e mano si connettono, sceglie supporto e colori e via, si parte! Pian piano prende corpo l'intuizione dell'artista e la locandina del futuro film viene alla luce. Poi c'è un'altra attesa, quella tutta intrisa di curiosità nello scoprire se il poster ufficiale sarà simile al proprio dipinto... Per esperienza si può affermare che a volte si è molto avvicinato, altre meno, altre ancora ha dato vita a qualcosa di molto diverso. Ma il bello è proprio questo! L'artista ha iniziato a dipingere a tempera su pannello, scegliendo spesso una gamma cromatica limitata e molto bilanciata, restituendo a chi osserva i suoi dipinti un'impressione decisamente Pop e in linea con la grande tradizione dell'affiche. Nell'ultimo ventennio è passato all'acrilico ottenendo ulteriori effetti di lucentezza (che alla tempera sono in parte preclusi). Le opere di Alessandro Radice hanno un'impostazione strutturale che li avvicina alla grafica pubblicitaria d'autore ed un'impostazione cromatica che può ricordare il grande Edward Hopper; come già ricordato in esse si scorge un'evidente impronta Pop che evoca in particolare la genialità intuitiva di Mimmo Rotella, l'ironia di Antonio Fomez e la silente spazialità di James Rosenquist. Ammirando i dipinti dell'artista uno accanto all'altro è possibile ripercorrere la storia del cinema americano degli ultimi 35 anni, si può seguire la parabola artistica di alcuni grandissimi attori (Leonardo Di Caprio su tutti) e scoprire alcune pellicole “di nicchia”, conosciute solo dai veri cultori, che magari ebbero successo negli Stati Uniti ma non in Italia, non è dunque assolutamente azzardato affermare che questa mostra ha anche una finalità didattica. Insegna senz'altro che passione e immaginazione sono motori essenziali per alimentare idee geniali che portano poi alla genesi di opere d'arte bellissime; insegna che “andare al cinema” non significa solo recarsi sul posto, acquistare il biglietto, sedersi e guardare il film ma anche documentarsi, ricercare, immaginarsi una propria versione in anticipo (senza “pizze”, a proiettore spento e al buio). In conclusione si deve ammettere che Alessandro Radice è un uomo davvero fortunato: il suo spirito si nutre da sempre di due grandi passioni, connesse e interdipendenti l'una dall'altra, passioni che gli hanno permesso di creare dipinti in grado di catturare l'attenzione, la curiosità e l'interesse di chi ad essi si accosta, “contagiando” tutti quanti con l'innocuo (anzi, benefico) virus della cinefilia.
mostra personale dell'artista ALESSANDRO RADICE
(4 - 17 ottobre 2024)
Quando due grandi passioni convergono danno sempre vita a qualcosa di davvero speciale. Per Alessandro Radice si tratta di cinema e pittura: la magia e la suggestione del grande schermo hanno catturato l'artista sin dall'infanzia, i grandi colossal degli anni '50 ne hanno plasmato sensibilità e cultura instillandogli un autentico culto nei confronti del cinema made in USA. Con tutto l'entusiasmo che solo i giovanissimi possiedono Alessandro Radice ha “studiato” - appropriandosene – le bellissime e mitiche locandine che campeggiavano all'esterno dei cinema negli anni '50 e '60; è stato un vero colpo di fulmine che ha costituito la base ispirativa delle sue opere future. Contestualmente all'innamoramento cinematografico è arrivato anche quello pittorico: erano gli anni dell'autentica Pop Art, un periodo glorioso dove i vari Hamilton, Warhol, Lichtenstein, Rauschenberg e Rosenquist proponevano a pubblico e collezionisti un nuovo modo di fare e intendere l'arte. Ma non c'era solo il Pop statunitense o britannico, l'Italia con i suoi Baj, Pascali, Schifano, Festa, Tacchi, Rotella, Gnoli, Fomez si difendeva benissimo. Unendo il design grafico delle locandine con la sensibilità formale e cromatica del Pop ecco che prendono vita i dipinti di Alessandro Radice. Ma, attenzione, le opere dell'artista lombardo possiedono qualcosa di unico perché nascono da due componenti essenziali: l'attesa e l'immaginazione. La stessa attesa che il giovane Alessandro nutriva quando veniva a conoscenza che negli Stati Uniti stava per uscire un nuovo film con un cast stellare: la fantasia gli faceva visualizzare i costumi, il set, le inquadrature ma – soprattutto – come sarebbe stata la locandina ufficiale del film. L'immaginazione è la componente essenziale che gli ha suggerito di rappresentare la propria versione del poster ufficiale di ciascun film, un'idea geniale che ha dato vita ai dipinti di Alessandro Radice. Dopo aver studiato attentamente il cast e la trama, ecco che mente e mano si connettono, sceglie supporto e colori e via, si parte! Pian piano prende corpo l'intuizione dell'artista e la locandina del futuro film viene alla luce. Poi c'è un'altra attesa, quella tutta intrisa di curiosità nello scoprire se il poster ufficiale sarà simile al proprio dipinto... Per esperienza si può affermare che a volte si è molto avvicinato, altre meno, altre ancora ha dato vita a qualcosa di molto diverso. Ma il bello è proprio questo! L'artista ha iniziato a dipingere a tempera su pannello, scegliendo spesso una gamma cromatica limitata e molto bilanciata, restituendo a chi osserva i suoi dipinti un'impressione decisamente Pop e in linea con la grande tradizione dell'affiche. Nell'ultimo ventennio è passato all'acrilico ottenendo ulteriori effetti di lucentezza (che alla tempera sono in parte preclusi). Le opere di Alessandro Radice hanno un'impostazione strutturale che li avvicina alla grafica pubblicitaria d'autore ed un'impostazione cromatica che può ricordare il grande Edward Hopper; come già ricordato in esse si scorge un'evidente impronta Pop che evoca in particolare la genialità intuitiva di Mimmo Rotella, l'ironia di Antonio Fomez e la silente spazialità di James Rosenquist. Ammirando i dipinti dell'artista uno accanto all'altro è possibile ripercorrere la storia del cinema americano degli ultimi 35 anni, si può seguire la parabola artistica di alcuni grandissimi attori (Leonardo Di Caprio su tutti) e scoprire alcune pellicole “di nicchia”, conosciute solo dai veri cultori, che magari ebbero successo negli Stati Uniti ma non in Italia, non è dunque assolutamente azzardato affermare che questa mostra ha anche una finalità didattica. Insegna senz'altro che passione e immaginazione sono motori essenziali per alimentare idee geniali che portano poi alla genesi di opere d'arte bellissime; insegna che “andare al cinema” non significa solo recarsi sul posto, acquistare il biglietto, sedersi e guardare il film ma anche documentarsi, ricercare, immaginarsi una propria versione in anticipo (senza “pizze”, a proiettore spento e al buio). In conclusione si deve ammettere che Alessandro Radice è un uomo davvero fortunato: il suo spirito si nutre da sempre di due grandi passioni, connesse e interdipendenti l'una dall'altra, passioni che gli hanno permesso di creare dipinti in grado di catturare l'attenzione, la curiosità e l'interesse di chi ad essi si accosta, “contagiando” tutti quanti con l'innocuo (anzi, benefico) virus della cinefilia.
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